La Newsletter di Radar #3
Il 2020 è finito. È stato un anno difficile, ma che ha visto la nascita di Radar. Noi del team di Radar speriamo di potervi accompagnare attraverso un 2021 migliore.
Intanto vi ringraziamo della grande attenzione che ci avete mostrato, e di tutti i messaggi ed input che ci avete dato. Alla fine di Novembre abbiamo incontrato alcuni ed alcune di voi in una call su Zoom e ci avete fornito idee, spunti, e consigli. Come iscritti alla nostra Newsletter sarete i primi a sapere di incontri futuri con la redazione di Radar. Abbiamo anche concluso un primo crowdfunding, i cui proventi ci aiuteranno in questa partenza. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno supportato. Buon 2021!
Jacopo Pasotti, senior editor.
Nel nostro Radar.
Siamo un po’ costretti nelle nostre case, in questo periodo. Ma fuori dalle mura di casa c’è un pianeta che vive. Per questo Radar ha voluto portare il mondo naturale sotto i vostri tetti come nessuna altra rivista può fare. Se esplorate ora Radar potrete andare a visitare la foresta di cristalli giganti di Naica, in Messico, dove uno dei nostri redattori ha avuto il privilegio di andare. E da lì potrete conoscere la storia dell’asilo per orangutan in Indonesia, dove giovani orfani di oranghi sono aiutati a crescere da dei volontari. E poi negli oceani terrestri, dove alcuni biologi studiano i rapporti di esploratori e navigatori del passato per comprendere l’impatto della pesca nel passato. Da lì, di nuovo in Messico, per sentire la testimonianza di una geologa italiana che studia i vulcani del centro America. E di nuovo in Indonesia, per capire come il turismo può aiutare la città di Banda Aceh a ricrescere, dopo lo tsunami che la colpì nel 2004. Per finire, tornerete in Italia, dove potrete leggere di come le scienze sociali possono aiutare a migliorare il nostro rapporto con la fauna selvatica.
È un mese di natura e buone notizie su Radar, per cercare entrare al meglio nel 2021.
Scrutando oltre il Radar.
Anna Violato, nel suo testo sullo studio degli stock ittici del passato ha qualcosa in più da raccontare, che ha deciso di condividere con la nostra community iscritta alla newsletter. Ecco qui il suo contributo:
In un paese come l’Italia, ricchissimo di siti archeologici, si possono trovare molti indizi su com’era un tempo la fauna del Mediterraneo da affreschi e mosaici etruschi, romani e della zona dell’antica Magna Grecia. Naturalmente, è necessario l’aiuto di storici e di esperti di iconografia, per non essere tratti in inganno da rappresentazioni mitologiche e non sempre accurate. Quanto c’è di vero, per esempio, nei mosaici romani ritrovati nell’odierna Tunisia che rappresentano cernie brune giganti che inghiottono pescatori interi? Se è improbabile che le cernie aggredissero gli esseri umani, anche in epoca romana, le dimensioni delle lische di cernia bruna ritrovate in insediamenti antichi ci dicono che fin dal Neolitico abbiamo comunemente pescato – e mangiato – cernie lunghe fino a un metro, diventate sempre più rare a causa della pesca. E se oggi le cernie brune vivono in acque piuttosto profonde, nelle aree protette tendono a spostarsi verso le acque superficiali: proprio come nei mosaici di epoca romana, che raffigurano pescatori cacciare le cernie dalle barche, con fiocine e lenze.
(Napoli, Museo Archeologico Nazionale: mosaico proveniente da Pompei che raffigura l'ittiofauna locale. Soprintendenza Archeologica di Pompei )
Facciamo anche questo.
Francesco Martinelli ha collaborato alla produzione di un progetto che si interroga su riscaldamento globale, cambiamenti climatici, e la nostra sopravvivenza sul pianeta Terra. Lo ha fatto nel libro Quello che c’era una volta – Fiabe e racconti all’epoca dei cambiamenti climatici, un’autoproduzione curata dallo Studio Rebigo di Genova.
Fiabe e dati alla mano: un piccolo cortocircuito tra emozione e razionalità. Nella prefazione Martinelli scrive che “se ormai la battaglia ambientalista è entrata nei ragionamenti di tutti, non è affatto scontato che le cose non ci porteranno comunque verso la famigerata sesta estinzione di massa”.