Quando abbiamo fondato RADAR, circa tre anni fa, eravamo un gruppo di giornalistə e fotografə che voleva creare un posto online per raccontare bene come i problemi ambientali stanno cambiando il mondo che ci circonda. Un po’ alla volta abbiamo capito di avere anche altre cose in comune: una, per esempio, è l’insofferenza verso le narrazioni catastrofiche. Prendiamo il cambiamento climatico: è un problema enorme con effetti già misurabili, ma non raccontare le soluzioni che possono già essere messe in campo dà solo una faccia della medaglia. E può bloccarci, congelarci, farci pensare che ormai nulla può servire (e dunque, per prima cosa: perché informarsi?)
Voi lettrici e lettori di RADAR ormai siete familiari con questa idea. Ma oggi, invece di parlare di soluzioni, vorrei capire meglio chi siamo. Ormai siamo un gruppo numeroso: quasi duemila persone stanno leggendo questa newsletter. Ma che cosa abbiamo in comune?
Questa settimana voglio riproporti la stessa newsletter che abbiamo inviato qualche giorno fa ai lettori di SOLAR. Include una decina di domande: è un esperimento anche per me, portate pazienza se qualcosa non funziona bene!
Prima di tutto, mettiamo su un disco a tema: SOLAR, di Bill Evans (qui anche su YouTube). Dovrebbe essere lungo quanto basta.
Partiamo con una domanda di prova, solo per scaldarci:
Perfetto. Se hai risposto, dovresti poter vedere come hanno risposto anche gli altri.
Prima ti raccontavo dell’insofferenza che noi di RADAR abbiamo per le narrazioni catastrofiche: è un discorso che può suonare un po’ strano, credo, per qualcuno che non lavora nel mondo dell’informazione. Quando ci si trova a ragionare e dibattere per ore, ogni giorno, di un tema, ci si forma delle opinioni che dall’esterno possono lasciare perplessi. Dall’altro lato, occuparsi molto di un argomento, di un problema o di un settore (qualsiasi settore: dal cartongesso alla didattica) può far restringere molto lo sguardo, far pensare che tutti siano interessati o informati di quel settore quanto noi. O che tutti abbiano una prospettiva simile alla nostra.
Per esempio, leggendo spesso studi che parlano degli effetti del cambiamento climatico previsti per il futuro, a me spesso sale un senso di frustrazione che può rendere anche difficile lavorare. Qual è la tua esperienza, invece?
Oltre ai dati, al consenso scientifico e alle ricerche in merito, le nostre opinioni sono plasmate anche da una quantità enorme di altri fattori: quello che pensiamo sia giusto e sbagliato, la nostra idea di come dovrebbe andare la società, le nostre esperienze passate.
Personalmente credo che sia utile ogni tanto fermare e domandarsi cosa pensiamo di pancia, senza giudizi di valore, per capire cosa di queste idee vale la pena tenere e cosa no. Tutto questo per dire che non mi interessa sentire le risposte che credi siano quelle giuste da dare, ma quelle che pensi tu (per qualsiasi motivo).
Per esempio:
Continua a tenere presente questo aspetto per la prossima domanda: dì quello che pensi, non quello che pensi vogliano sentire gli altri.
Le domande a risposta multipla hanno il difetto che appiattiscono opinioni molto complesse a una sola sfumatura. A me capita spesso di avere idee ed emozioni che si contraddicono tra di loro, anche nello stesso momento. Probabilmente è successo anche a te. Ora ho un paio di domande che sembrerebbero contraddirsi tra loro, ma vediamo cosa ne pensa il gruppo:
Ora ho un paio di domande su cosa e come leggiamo:
Io passo molto tempo (forse un po’ troppo, in certi giorni) sui siti di informazione o a fare doomscrolling su Twitter. In genere leggo (e scrivo) soprattutto online, ma cedo al fascino delle riviste cartacee. Tu che ne pensi?
Un’ultima domanda: ti capita di parlare di clima o di altri problemi ambientali con le persone a cui tieni, con amici, colleghi o conoscenti? Raccontami in un commento l’ultima volta in cui è successo (per esempio con chi eri, dove, di che argomento avete parlato, come ti sei sentitə):
Grazie per aver partecipato a questa conversazione! Sono molto curiosa di capire cosa abbiamo in comune.
Ti segnalo anche l’ultimo articolo che abbiamo pubblicato: è un’inchiesta sull’ammontare dei danni sociali causati dall’industria del fossile. Ogni anno, questo settore ci costa più di 12 miliardi di Euro.
Aiutaci a mantenere il giornalismo di qualità libero e accessibile a tutti
Ogni settimana su RADAR Magazine pubblichiamo approfondimenti, inchieste e reportage fotografici che trattano temi che trovano poco spazio sui media tradizionali.
Non troverai né pubblicità né paywall, perché crediamo che il giornalismo di qualità debba essere indipendente e accessibile a tutti. Ma questo lavoro ha un costo: se credi in quello che facciamo e vuoi sostenerci, puoi contribuire con una donazione.